Si rientra in studio. Tocca a Fabio incidere le voci.
Si parte con uno dei miei pezzi preferiti. Alcune parti le avevo già imparate durante le registrazioni delle chitarre. Dolce e affettuoso, è un pezzo che ti culla, che ti prende, ti accompagna in una dimensione di quiete e ti racconta la favola prima di dormire.
Immaginatevi le onde del mare, il sole a mezzo cielo che fa brillare le increspature dell’acqua, la temperatura scesa di poco e un’amaca tra le palme, con in mano un mojito fresco (da bere responsabilmente).
Mi stupisco di come sia preciso Fabio in fase di registrazione.
E il secondo dopo mi stupisco di essermi stupita.. Non bisognerebbe stupirsi che un cantante sia bravo, no? Ci siamo intesi? Non importa, andiamo avanti.
La prima sessione non è lunga, giusto qualche take. Riascoltano, ma il grosso sarà preso dalla prima incisione (lo sapevooooo!).
Si parte con un’altra.
Il bello di tutte queste canzoni è che le imparo subito.
Non mi rendo nemmeno conto che mentre sono concentrata sul computer presa su altro materiale, ballo.
Nelle pause guardiamo video stupidi, ci siamo dimenticati tutti di quanto sia speciale ciò che stanno facendo. Tutto così normale, così quotidiano, così naturale. È una sensazione bellissima.
Mentre Bronski riascolta con Paddo, Fabio seduto accanto a me mi dice: “C’è un bell’entusiasmo, Gio è carico, Paddo è contento. Io sono contento se loro sono contenti”.
Mi brillano gli occhi e cerco di prendere appunti senza farmi vedere.
All’improvviso silenzio.
Bronski rimanda in loop una micro parte.
“Ma…… qui…… ?”
Si sente spippolare col mouse, toglie traccia su traccia e.. la voce di Gio.
Gio ha inciso dei cori sul brano che stavano lavorando e nessuno dei presenti se ne ricordava.
C’è stato un piccolo momento di ilarità generale, non so cosa abbiano scritto al povero corista dimenticato, non presente in quel momento.
Note sparse:
- C’è un casino di mare
- “Quell’elettronica mi indispettisce”
- “Perché ci metti tutte quelle tastiere di merda lì?!”
- “Alice te non dire niente”